La sorveglianza attiva è un metodo di trattamento sicuro nei Pazienti con Carcinoma Prostatico (CaP) a rischio basso e intermedio fino a 20 anni dopo la diagnosi.
Lo affermano i risultati di uno studio presentato al XXIX Congresso della European Association of Urology da Laurie Klotz del Sunnybrook Research Institute di Toronto.
993 uomini con diagnosi di CaP di basso stadio sono stati sottoposti a sorveglianza attiva per un periodo sino a 20 anni dopo la diagnosi, ricevendo un trattamento attivo solo in casi di evidenza di progressione della malattia. In questo gruppo di pazienti la mortalità per CaP è stata pari ad appena 1,5%; nel 3,1% dei casi si sono sviluppate metastasi durante la fase di sorveglianza attiva. Secondo Klotz, il tasso di mortalità è osservato è molto basso e anche i Pazienti che hanno dovuto ricorrere ad un trattamento hanno goduto di un lungo periodo di normale qualità di vita.
I risultati non devono però indurre ad una atteggiamento entusiastico. Non è chiaro infatti se i soggetti (5 in totale) deceduti a causa di CaP avrebbero potuto sopravvivere se fossero stati sottoposti precocemente ad un trattamento. Poiché il tasso di mortalità registrato appare sovrapponibile a quello osservato in uomini sottoposti a terapia chirurgica con prostatectomia radicale, studi su numeri più elevati di Pazienti, sono necessari per convalidare ulteriormente il ruolo della sorveglianza attiva nella gestione del Paziente con CaP a basso rischio.
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