Un PSA nadir (il valore più basso di PSA misurato) estremamente basso ma ancora misurabile in corso di terapia di deprivazione androgenica (ADT) dopo intervento di prostatectomia radicale per carcinoma prostatico (PCa) è fortemente correlato a una maggiore incidenza di eventi avversi.
E’ quanto emerge da una ricerca del SEARCH Database Study Team in corso di pubblicazione su European Urology. I ricercatori hanno valutato 294 pazienti sottoposti a ADT per PSA elevato dopo prostatectomia radicale senza evidenza radiologica di metastasi: nei soggetti con PSA compreso tra 0,01 e 0,2 ng/mL (0,2 ng/ml è il PSA attualmente considerato valore-soglia) riscontrando un tasso di progressione verso la fase di PCa resistente alla castrazione (CRPC), sviluppo di metastasi e mortalità CaP-correlata rispettivamente 5, 4 e 5 volte superiore rispetto a soggetti con PSA nadir di 0,01 ng/mL. L’autore dello studio, Stephen J. Freedland, della Duke University School of Medicine in Durham, (N.C.) ritiene pertanto che tali dati suggeriscano che l’obbiettivo della terapia deve essere un valore di PSA inferiore a 0,01 ng/mL piuttosto che il valore attualmente considerato di 0,2 ng/mL. I pazienti con PSA superiore a 0,01 ng/mL devono pertanto essere rivalutati per stabilire l’efficacia della castrazione mediante dosaggio del testosterone o avviati ad ulteriori terapie complementari.
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