Tutte le tipologie di intervento comportano i rischi generici di ogni procedura chirurgica, cioè reazioni di tipo anestesiologico o complicanze dovute alla concomitanza di altri stati di malattia.
I rischi specifici legati alla procedura specifica di corporoplastica variano a seconda del tipo di intervento; le tecniche di plicatura comportano una riduzione della lunghezza del pene pari a circa il 20% della misura iniziale, ma non comportano solitamente alterazioni della sensibilità del pene o della funzione erettile; le tecniche di grafting non comportano ulteriore accorciamento dell’organo, ma la necessità di mobilizzare il fascio vascolo-nervoso può determinare una transitoria riduzione della sensibilità del glande; in una ridotta percentuale di casi può verificarsi una diminuzione della rigidità del pene che richiede la somministrazioni di farmaci per via orale; in alcuni casi può verificarsi la persistenza o la recidiva di incurvamento conseguenza di fibrosi indotta dalla chirurgia che può richiede per la sua correzione un secondo intervento chirurgico. I rischi specifici legati alla procedura di impianto protesico prevedono erosioni della cute o di organi contigui da parte dei componenti della protesi, emorragia all’interno dello scroto o dell’addome, dolore locale, necessità di re-intervento per malfunzionamento dell’impianto protesico, infezione dell’impianto e necessità di rimozione della protesi.
Esiste un rischio di infezione nel caso di interventi di corporoplastica?
E’ necessaria una terapia o una riabilitazione dopo l’intervento di corporoplastica?