Chirurgia Andrologica e Sessuologia
La cura chirurgica per il pene curvo

Chirurgia Andrologica Urologo d'eccellenza

La terapia chirurgica della malattia di La Peyronie

Come correggere l'incurvamento del pene dovuto a traumi ed incidenti
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Nel 1743, il Chirurgo francese François Gigot de Peyronie descrisse, per primo e utilizzando il metodo scientifico, i sintomi di una curiosa patologia che deformava la naturale forma dritta del pene, causando curvature dell’asta più o meno accentuate.

Secoli dopo, la Medicina decise di chiamare l’incurvamento acquisito del pene la malattia di La Peyronie, in onore del Chirurgo che la portò in sede di dibattito scientifico.

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Se sei un uomo e, per qualche motivo che non ti sai spiegare, il tuo pene si è stranamente incurvato, verso l’alto, verso il basso o in senso laterale, sappi che l’origine di questo è dovuta proprio alla malattia di La Peyronie.

Fortunatamente, la moderna Chirurgia può aiutarti a tornare ad una condizione normalità, riportandoti a godere di una sessualità piena e soddisfacente.

Leggi questa pagina per scoprire che cos’è la malattia di La Peyronie, e come si può correggere chirurgicamente per riportare il pene ad una forma dritta e compatibile con la penetrazione sessuale.

Che cos’è la malattia di La Peyronie?

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François Gigot de la Peyronie, chirurgo militare francese

In Medicina, si definisce malattia di La Peyronie, o induratio penis plastica, una deformazione anomala del pene, un incurvamento per essere precisi, dovuto alla formazione di un tessuto fibrotico all’interno dei corpi cavernosi.

Una vera e propria cicatrice interna lungo l’asta del pene, che lo deforma e lo incurva in maniera innaturale, verso l’alto, il basso o nella lateralmente.

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Chiamata anche confidenzialmente ‘pene curvo’ o ‘pene storto’, la malattia di La Peyronie prende il nome dal Chirurgo francese François Gigot de La Peyronie che, nel XVIII secolo, ne descrisse per primo i sintomi in maniera analitica e con metodo scientifico.

La malattia La Peyronie è una vera e propria patologia, quindi una condizione acquisita dovuta ad una causa esterna, non di natura congenita.

L’incurvamento congenito del pene è chiamato invece recurvatum congenito, ed è una condizione fisiologica presente alla nascita che, seppur con sintomatologia simile alla malattia di La Peyronie, ha dunque natura totalmente differente.

Da cosa è causata la malattia di La Peyronie?

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durante il rapporto penetrativo, è necessario che il pene abbia forma dritta e consistenza rigida

L’induratio penis plastica è dovuta alla formazione di un tessuto fibroso di origine cicatriziale, direttamente all’interno del pene, cioè nei corpi cavernosi che compongono l’asta del membro.

Queste placche, dure e a volte nodulari, percepibili spesso alla palpazione, come tutte le cicatrici sono retraenti, e causano quindi una retrazione anomala dei corpi cavernosi, che da dritti e paralleli, durante l’erezione, divengono dismorfici.

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Per colpa di questo tessuto cicatriziale, il pene perde la sua naturale elasticità, e questo ha un forte impatto sia sulla qualità dell’erezione che sulla sua forma finale.

L’origine esatta della formazione delle placche fibrotiche dei corpi cavernosi è materia di dibattito scientifico, e non ha un’eziologia ancora ben definita.

In linea generale, qualsiasi trauma, singolo o ripetuto, al pene e alla sua struttura interna può causare la formazione di un tessuto cicatriziale, e dare dunque origine alla malattia di La Peyronie.

Un trauma può essere singolo e consistente, ad esempio dopo un grave incidente, oppure essere originato da micro-traumi ripetuti nel tempo, spesso del tutto ignorati dal paziente.

Esiste poi la possibilità che la placca fibrotica al pene si sviluppi in forma apparentemente idiopatica, cioè senza una motivazione apparente, o perlomeno senza un trauma certo noto al paziente.

Questa origine non traumatica, o almeno così apparentemente percepita, ha spinto alcuni autori a considerare alcuni fattori di rischio della malattia di La Peyronie che, in determinate condizioni, potrebbero far scattare la condizione patologica.

Tali fattori di rischio sono:

L’ereditarietà

Si è riscontrato che spesso alcuni membri della stessa famiglia siano più predisposti all’insorgenza della malattia di La Peyronie.

Anche se, ovviamente, non è possibile ereditare il tessuto cicatriziale, si è dunque supposto che esista una particolare predisposizione familiare alla formazione dello stesso, che potrebbe essere l’origine della malattia;

Il consumo di tabacco

La nicotina è un noto vasocostrittore, e durante la combustione del tabacco si sviluppano oltre 2000 sostanze tossiche, alcune delle quali hanno effetti devastanti su sistema cardiocircolatorio e sull’ossigenazione dei tessuti.

Si sospetta che i soggetti fumatori siano dunque particolarmente predisposti all’insorgenza di tessuto fibrotico ai corpi cavernosi del pene, in misura maggiore rispetto ai soggetti non fumatori;

Soggetti con patologie acclamate del tessuto connettivo

Pazienti con nota manifestazione di patologie al tessuto connettivo, come ad esempio i pazienti con morbo di Dupuytren, hanno più probabilità di sviluppare lesioni al pene che potranno dare origine a tessuto cicatriziale;

L’invecchiamento

La malattia di La Peyronie colpisce qualsiasi fascia d’età, ma si accanisce, statisticamente, sui pazienti over 50.

Questo per via della modifica della capacità rigenerativa dei tessuti del corpo, nonché della modifica del tessuto connettivo della tonica albuginea (il tessuto che riveste i corpi cavernosi del pene);

Alcune pratiche sessuali estreme

Alcune pratiche sessuali abbastanza estreme, come il trampling o altre pratiche proprie del mondo sadomaso, in cui il pene è oggetto di maltrattamenti e traumi, possono provocare lesioni e conseguente tessuto cicatriziale, dando dunque origine alla malattia di La Peyronie

Quali sono i sintomi della malattia di La Peyronie?

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I sintomi della malattia di La Peyronie sono clinici, e sono di solito ben riconoscibili al Medico Andrologo esperto.

La sintomatologia della malattia di La Peyronie ha molto in comune con l’incurvamento congenito del pene, e il paziente può dunque sperimentare:

  • Una placca o una zona di consistenza aumentata, dura e fibrotica, sull’asta del pene;
  • Una deformazione del pene, evidente in erezione o anche in condizioni di flaccidità;
  • Dolore locale durante l’erezione;
  • Accorciamento del pene, evidente in erezione o in condizioni di flaccidità;Disfunzione erettile

La placca fibrotica è più frequentemente localizzata sulla superficie dorsale (superiore) del pene, e si associa a un incurvamento verso l’alto dell’organo.

Pazienti con un incurvamento verso l’alto del pene possono mantenere la capacità di penetrazione anche per deviazioni sino a 45°, oltre le quali diviene difficile avere rapporti sessuali completi.

Gli incurvamenti in senso laterale e ventrale (inferiore) possono pregiudicare la capacità di penetrazione anche per deviazioni minori, per la maggiore varianza rispetto al normale angolo di penetrazione del canale vaginale, naturalmente incurvato lievemente verso l'alto.

Consigli andrologici e urologici

Bisognerebbe sempre evitare pratiche di sesso estremo come il trampling o altre pratiche comuni nel mondo BDSM, poiché, ovviamente potenzialmente pericolose per i corpi cavernosi del pene.

Soprattutto il trampling, cioè il calpestare l'asta ed il glande del pene con scarpe e tacchi, può provocare danneggiamenti al tessuto erettile dei corpi cavernosi, dando dunque origine alla malattia di La Peyronie.

Qual è l’evoluzione della malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie è una condizione cronica e progressiva, nella quale il 50% circa dei pazienti possono andare incontro ad un avanzamento se non trattati.

Si possono riconoscere due fasi distinte della patologia:

  • Una fase attiva, caratterizzata dal dolore associato all’erezione e dalla progressione dell’incurvamento del pene.

    Essa solitamente si presenta quando la placca fibrotica è in formazione, quindi quando i tessuti interni del pene stanno cominciando a cicatrizzare dopo il trauma che li ha danneggiati, ritraendosi;

  • Una fase di stabilizzazione, nella quale la deviazione del pene si stabilizza e il dolore scompare.

    In questa fase la deformazione del pene risulta evidente, e il paziente comincia ad accorgersi del suo incurvamento, con gli altri sintomi eventualmente associati (difficoltà di erezione, impossibilità di penetrazione, ecc.).

    Si ritiene che la fase attiva possa durare da 6 a 18 mesi, ma solitamente il paziente è considerato in fase attiva sino a quando è presente il dolore, o comunque l’incurvamento non è stabilizzato da almeno 3-6 mesi.

Durante la fase attiva circa il 10-15% dei pazienti possono andare incontro a una risoluzione spontanea della sintomatologia, e ciò accade quando la ritrazione cicatriziale che forma le placche è contenuta, e non è comunque sufficiente a modificare la naturale anatomia dei corpi cavernosi.

Come si diagnostica la malattia di La Peyronie?

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La diagnosi di Malattia di La Peyronie si basa sull’anamnesi e sull’esame clinico del paziente, e richiede una visita andrologica specialistica.

L’anamnesi deve precisare:

  • Durata della malattia;
  • Presenza di dolore locale;
  • Tempistica della progressione dell’incurvamento;
  • Disfunzione erettile (con questionario IIEF-5)

L’anamnesi è molto importante, poiché essendo la malattia di La Peyronie molto simile, per sintomatologia, all’incurvamento congenito del pene, il Medico deve stabilire con certezza quando sono cominciati i sintomi per il paziente, per provvedere all’obbligatoria diagnosi differenziale.

L’esame fisico deve precisare:

  • Localizzazione della placca;
  • Valutazione dell’incurvamento in corso di erezione indotta farmacologicamente o mediante autofotografia;
  • Misurazione del pene durante stiramento in condizioni di flaccidità e in erezione;
  • Eco-Color Doppler Penieno dinamico per i pazienti affetti da disfunzione erettile e per quelli candidati a chirurgia per meglio indirizzare la scelta terapeutica:
  • Valutazione sessuologica del disagio psicologico correlato alla malattia

Quando è necessario curare la malattia di LaPeyronie?

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Il dolore locale caratteristico della malattia si risolve spontaneamente in un periodo compreso tra qualche settimana e pochi mesi dall’inizio del trauma che ha causato la formazione delle placche fibrotiche.

Può essere trattato con analgesici o con applicazione locale di onde d’urto a bassa intensità.

Le onde d’urto a bassa intensità non hanno invece alcun effetto sulle placche fibrose e sull’incurvamento del pene da esse provocato.

Le placche non associate a incurvamento o restringimento del pene non necessitano di alcuna terapia quando sono stabilizzate.

Pazienti con incurvamenti dorsali minori di 45° o laterali/ventrali minori di 35° possono mantenere una capacità di penetrazione normale.

In questi pazienti il raddrizzamento del pene diviene necessario solo nel caso di ostacolo alla penetrazione o di disagio psicologico.

Come si cura la malattia di La Peyronie?

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corporoplastica di correzione

La mancanza di informazioni certe sull’origine della malattia ha sensibilmente limitato lo sviluppo di terapie efficaci.

Il trattamento della malattia varia con la fase (acuta o di stabilizzazione), con la concomitanza del dolore e la presenza di disfunzione erettile, con l’entità della deviazione del pene e del suo accorciamento.

A tutt’oggi la Collagenasi di Clostridium Histolyticum (Xiapex™) è l’unico farmaco registrato e approvato dall’FDA e successivamente dall’EMEA per pazienti affetti da malattia di La Peyronie con una placca palpabile che provochi un incurvamento di almeno 30° e non superiore a 90°.

I casi che si risolvono spontaneamente, la minoranza del totale, non richiedono alcuna correzione chirurgica.

Incurvamenti dorsali minori di 45° o laterali/ventrali minori di 35° in genere garantiscono una buona funzionalità del pene e una capacità idonea di penetrazione, e dunque vengono trattati esclusivamente in caso di forte disagio psicologico per il paziente.

Incurvamenti accentuati, o che comunque causano problemi alla normale erezione ed impossibilità di penetrazione, devono invece essere curati chirurgicamente, con una procedura di Chirurgia Urologica nota come corporoplastica.

Come si può risolvere chirurgicamente l’incurvamento del pene dato dalla malattia di La Peyronie?

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La terapia chirurgica per la risoluzione della malattia di La Peyronie è necessaria quando la retrazione cicatriziale causata dalle placche fibrotiche dentro al pene rende l’incurvamento così accentuato che diviene impossibile per il paziente avere una normale attività sessuale.

Allo stato attuale della Medicina, è ritenuto essenzialmente inutile rimuovere a livello farmacologico placche fibrotiche ormai stabilizzate, che risultano delle vere e proprie cicatrici interne.

Lo scopo della terapia chirurgica è dunque quello di fornire al paziente un pene con rigidità, lunghezza e angolatura adeguata per la penetrazione.

L’intervento di correzione della curvatura anomala del pene causata dalla malattia di La Peyronie è una tecnica di Chirurgia Urologica avanzata chiamato corporoplastica, ed è un intervento similare a quello utilizzato per correggere invece l’incurvatura congenita.

Esistono, allo stato attuale della Chirurgia, tre tipologie di intervento di corporoplastica:

Interventi di plicatura

Sono le procedure più diffuse di corporoplastica, per una relativa facilità di esecuzione.

La maggior parte delle tecniche si basano sull’accorciamento del lato convesso, che deve essere reso uguale al lato concavo (più corto) affinché si realizzi il raddrizzamento del pene.

In altre parole, l’intervento mira a rendere i corpi cavernosi uguali e paralleli, accorciando quello più lungo.

Questo risultato può essere ottenuto con l’asportazione di ellissi di tessuto di rivestimento dei corpi cavernosi (tonaca albuginea) e successiva sutura dei bordi (metodo Nesbit), con incisioni longitudinali dei corpi cavernosi suturate trasversalmente (metodo Yachia), con plicature multiple dei corpi cavernosi (metodo Lue).

Questo intervento ha minime o nulle conseguenze sulla funzione erettile, ma determina un accorciamento del pene che si somma a quello usualmente provocato dalla malattia, e del quale il paziente deve essere reso consapevole.

L’accorciamento teorico e la misura finale del pene possono essere facilmente calcolati poiché corrispondono a quella del lato corto del pene.

Questa tecnica è indicata in caso di lunghezza del pene superiore a 13 cm, incurvamento inferiore a 60° e funzione erettile pre-operatoria normale in condizioni basali (no uso di farmaci quali Viagra e simili);

Tecniche di grafting

Si basano sulla incisione o, più raramente sulla escissione, della placca che generalmente coincide sul lato concavo (più corto) con il punto di massima curvatura.

Lo spazio in tal modo sviluppato al di sopra del tessuto cavernoso è ricoperto da un tessuto (graft) di derivazione animale, destinato ad essere colonizzato dalle cellule dell’ospite, e divenendo quindi un tessuto organico del corpo.

Questa tecnica chirurgica è più complessa, ma consente di realizzare il raddrizzamento totalmente o con incurvamento residuo non significativo (< 20°) senza determinare ulteriore accorciamento del pene.

La fisioterapia d’organo basata sull’uso del vacuum device si rende necessaria nella fase pre-operatoria e soprattutto in quella post-operatoria allo scopo di pilotare correttamente l’attecchimento del graft evitando fenomeni di retrazione fibrosa.

L’intervento può provocare un peggioramento della funzione erettile che deve pertanto essere attentamente valutata prima dell’intervento, anche in prospettiva in relazione all’età e ai fattori di rischio vascolare del paziente.

Questa tecnica è indicata in caso di età inferiore a 55 anni, lunghezza del pene inferiore a 13 cm, incurvamento superiore a 60° e funzione erettile pre-operatoria normale in condizioni basali e assenza di fattori di rischio vascolare;

Impianto di Protesi Peniena e (eventuale) corporoplastica complementare

Questa tecnica prevede il ripristino della funzione erettile mediante il posizionamento di una protesi peniena, che da sola consente il raddrizzamento del pene con incurvamento residuo non significativo (minore di 30°) nella maggior parte dei casi.

Nei casi con incurvamenti particolarmente marcati, al posizionamento della protesi si associa una procedura di incisione multipla del corpo cavernoso o di grafting, con lo scopo di completare il raddrizzamento del pene.

In caso di grave accorciamento del pene può essere eseguita una procedura di allungamento (falloplastica).

L’impianto della protesi non è visibile dall’esterno in quanto perfettamente integrato nell’anatomia genitale del paziente, non modifica l’orgasmo e l’eiaculazione e incide positivamente in maniera indiretta sul desiderio sessuale, con la maggiore gratificazione del paziente a seguito della sua riabilitazione.

L’obiettivo dell’intervento è conseguito praticamente nel 100% dei casi.

Questa tecnica è indicata in caso di età superiore a 55 anni, disfunzione erettile pre-operatoria in atto (anche se compensata da farmaci) o ipotizzabile in prospettiva per la presenza di malattie croniche, metaboliche associate a fattori di rischio vascolare.

Va ricordato e precisato che, di volta in volta, occorrerà personalizzare la proposta terapeutica sulla base delle aspettative del paziente, delle sue concomitanti malattie e della particolare situazione (entità dell’incurvamento, lunghezza del pene, presenza di disfunzione erettile) locale determinata dalla malattia di La Peyronie.

Pertanto, non esiste una tecnica di corporoplastica universale e ‘migliore delle altre’, per risolvere l’incurvamento del pene acquisita: è il Chirurgo Andrologo che, raccolti tutti i dati clinici del paziente, proporrà ad esso il miglior intervento possibile per la sua particolare condizione.

Consigli andrologici e urologici

Sebbene diano lo stesso risultato, cioè un incurvamento innaturale del pene, la malattia di La Peyronie e l'incurvamento congenito sono due condizioni patologiche diverse.

Nella malattia di La Peyronie, difatti, vi è la presenza di placche fibrotiche formate da duro tessuto cicatriziale che, essendo retraente, 'curva' innaturalmente il pene.

L'incurvamento congenito è invece dato proprio da una malformazione dei cilindri dei corpi cavernosi, presente già alla nascita del soggetto.

C’è un rischio d’infezione post-operatoria nell’intervento di correzione dell’incurvamento del pene dato dalla malattia di La Peyronie?

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Gli interventi di corporoplastica non comportano un rischio di infezione superiore a quello previsto per qualsiasi procedura chirurgica.

Sono pertanto attuate le comuni misure di profilassi.

Nel caso di impianto di protesi peniena il rischio di infezione, normalmente inferiore all’1%, è aumentato solo nel caso di esecuzione di una corporoplastica complementare per la correzione dell’incurvamento residuo.

Ci sono dei rischi sottoponendosi ad un intervento di correzione dell’incurvamento del pene dato dalla malattia di La Peyronie?

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Tutte le tipologie di intervento comportano i rischi generici di ogni procedura chirurgica, cioè reazioni di tipo anestesiologico o complicanze dovute alla concomitanza di altri stati di malattia.

I rischi specifici legati alla procedura specifica di corporoplastica variano a seconda del tipo di intervento: le tecniche di plicatura comportano una riduzione della lunghezza del pene, ma non comportano solitamente alterazioni della sensibilità o della funzione erettile.

Le tecniche di grafting non comportano ulteriore accorciamento dell’organo, ma la necessità di mobilizzare il fascio vascolo-nervoso può determinare una transitoria riduzione della sensibilità del glande.

In una ridotta percentuale di casi, può verificarsi una diminuzione della rigidità del pene che richiede la somministrazione di farmaci per via orale.

In alcuni casi può verificarsi la persistenza o la recidiva di incurvament, conseguenza di fibrosi indotta dalla Chirurgia, che può richiede per la sua correzione un secondo intervento chirurgico.

I rischi specifici legati alla procedura di impianto protesico sono solitamente molto bassi (inferiori all’1% dei casi), e la complicanza più grave, davvero molto rara, è il rischio di infezione e necessità di rimozione della protesi.

La corporoplastica per la correzione della malattia di La Peyronie può essere utilizzata anche per l’aumento delle dimensioni del pene?

No, in nessun caso l’impianto protesico può consentire un aumento delle dimensioni del pene, che è invece obiettivo della falloplastica.

Sono affetto da incurvamento del pene conseguente alla malattia di la peyronie e disfunzione erettile: posso essere sottoposto all’impianto di protesi peniena?

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L’impianto di una protesi peniena idraulica rappresenta la scelta più indicata in presenza di un incurvamento del pene da malattia di La Peyronie associato a disfunzione erettile.

L’impianto di protesi peniena è consigliabile anche nel caso in cui l’incurvamento non si associ a disfunzione erettile lieve, ma le malattie concomitanti facciano prevedere un rapido peggioramento della disfunzione erettile.

L’impianto protesico determina un raddrizzamento parziale del pene e nel caso in cui l’incurvamento residuo sia inferiore a 30° non sono necessarie ulteriori manovre chirurgiche.

Nell’arco di 12 mesi la protesi provocherà un completo raddrizzamento del pene, risolvendo dunque l’incurvamento.

In caso di incurvamenti residui superiori a 30° si dovrà procedere contemporaneamente all’impianto ad una corporoplastica di raddrizzamento del pene.

È necessaria una terapia o una riabilitazione dopo l’intervento di corporoplastica?

Gli interventi di plicatura non richiedono una procedura di riabilitazione poiché la funzione erettile non è solitamente compromessa.

Gli interventi di grafting richiedono una procedura basata sull’uso di farmaci orali che stimolino l’attività dei corpi cavernosi, nonché l’uso del vacuum device per favorire un corretto attecchimento del graft sul sito di innesto (fisioterapia d’organo).

La fase di riabilitazione si conclude dopo 5 settimane quando il Paziente può riprendere l’attività sessuale, mentre l’uso del vacuum device è consigliabile per periodi anche più lunghi, fino a 12 mesi.

A quale Medico bisogna rivolgersi per diagnosticare e curare la malattia di La Peyronie?

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La malattia di La Peyronie è una competenza dell’Urologia, cioè di quella branca della Medicina che studia e cura le patologie dell’apparato uro-genitale.

Più specificatamente, l’incurvamento acquisito del pene è una specialità dell’Andrologia, cioè quella sotto-specializzazione dell’Urologia che tratta delle patologie uro-genitali squisitamente maschili.

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Quindi ricorda che...
  • La malattia di la peyronie è una malformazione acquisita dell’asta del pene, che da dritta diventa curva;
  • L’incurvamento del pene è dato dalla formazione di tessuto fibrotico cicatriziale nei corpi cavernosi, che forma delle autentiche placche che, ritraendosi, distorcono la naturale forma del pene;
  • Non sono ancora ben note le cause della malattia di la peyronie, ma essa è comunque dovuta alla formazione di tessuto cicatriziale nei corpi cavernosi, in seguito a traumi di vario tipo;
  • Similmente all’incurvamento congenito del pene, quello causato dalla malattia di la peyronie può portare grandi difficoltà sessuali, rendendo impossibile la penetrazione;
  • La malattia di la peyronie si sviluppa in due stadi: quello acuto, solitamente doloroso, in cui si assiste alla formazione delle placche fibrotiche, e quello cronico, dove vi può essere la retrazione delle stesse comporta l’incurvamento del pene;
  • Non tutti gli stadi acuti comportano una vistosa curvatura del pene, e in alcuni casi si assiste alla risoluzione della malattia senza grosse conseguenze per il paziente;
  • Incurvamenti del pene inferiori ai 45° gradi possono ancora essere compatibili con la penetrazione, e dunque non richiedere correzione chirurgica;
  • In alcuni casi, all’incurvamento si associa anche dolore all’erezione o disfunzione erettile;
  • La terapia per la malattia di la peyronie in fase acuta è sostanzialmente basata sull’uso di cortisonici, mentre per il trattamento delle placche cicatriziali già formate, è necessario intervenire chirurgicamente;
  • L’operazione chirurgica che consente di riallineare e correggere i corpi cavernosi deformati dalle placche fibrotiche si chiama corporoplastica

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.

Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Andrologo a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:

martedì 30 luglio, 2024

Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo Andrologo, specializzato in Urologia e perfezionato in Chirurgia Andrologica.

Sin dal suo percorso accademico, il Dottore si è focalizzato sulle problematiche relative alla sessualità maschile, sulla chirurgia plastica e ricostruttiva dei genitali maschili, sulla chirurgia protesica del pene nonché sui disturbi della fertilità.

Competente, affidabile, cordiale, chiaro ed esauriente nel rispondere alle domande, il Dott. Massimo Capone ha introdotto, tra i primi in Italia, il protocollo rigenerativo dei tessuti dei corpi cavernosi del pene basato sulle onde d'urto a bassa intensità.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone  (Lecce), il Dottore aiuta ogni giorno decine di pazienti affetti da debilitanti e psicologicamente spossanti disfunzioni sessuali come la disfunzione erettile, l'eiaculazione precoce, il calo della libido, l'infertilità maschile e la complessa riabilitazione post-prostatectomia radicale. 

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"Molto disponibile e attento alle problematiche espresse. Utilizzo di linguaggio tecnico ma comprensibile, aiutando con pazienza a spiegare i dubbi sollevati durante la visita dal paziente. Professionalità e umanità"
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"Visitato dal dott. Capone su segnalazione/referenza di un Suo amico/collega. Non posso che confermare quanto riferitomi, professionista molto alla mano ma altrettanto preparato, ha compreso immediatamente il mio problema con esame a supporto e dettagliate spiegazioni. Consigliatissimo"
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